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IL CENTRO

Il progetto di costruire un Centro per la diagnostica dei beni culturali nasce dalla condivisione delle valutazioni già poste a fondamento del Piano pilota per la conservazione programmata dei beni culturali ideato sul finire degli anni '70 da Giovanni Urbani che aveva individuato nell'Umbria la regione ideale per la sperimentazione di quel programma:
elevata densità e rilevanza del patrimonio culturale umbro;
entità degli interventi di restauro, tutela e conservazione dei beni culturali mobili e immobili;
elevato rischio sismico del territorio regionale;
necessità economica, oltreché culturale, di programmare e attivare gli interventi conservativi del patrimonio.

1. CENTRO CONSERVAZIONE

Questi obiettivi sono chiaramente formalizzati in diverse convenzioni tra cui quella del 16 maggio 1996 tra Ministero per i Beni e le attività culturali, Regione Umbria e Comune di Spoleto.
Gli eventi sismici del 1997, oltre a evidenziare con maggior forza il fabbisogno di attività di tutela preventiva hanno immediatamente sviluppato in Umbria una qualificata attività e capacità di pronto intervento che ha rafforzato le già significative competenze presenti nella regione in materia di conservazione e restauro. Un Protocollo d’intesa (stipulato il 19 maggio 1999 tra Commissario governativo per i beni culturali, Regione Umbria, Comuni di Foligno, Narni e Spoleto) raccoglieva l’esperienza di questa prima fase post-sisma stabilendo l'attivazione di un “Centro operativo per la conservazione, la manutenzione e la valorizzazione dei beni storico-artistici, archivistici e librari”, inteso come SISTEMA articolato in tre poli contraddistinti da diverse competenze, finalità e specializzazioni in materia di beni culturali:

FOLIGNO:
(1) Pronto intervento in emergenza (Centro regionale di Protezione Civile)

SPOLETO:
(2) Diagnostica - prevenzione (Laboratorio di diagnostica - Centro di eccellenza)
(3) Conservazione programmata (Centro operativo per i beni culturali – Deposito attrezzato di S. Chiodo di Spoleto).

Con un apposito Accordo attuativo (14 febbraio 2002) della Convenzione del 1996, venivano stabiliti più specificatamente finalità, regole e modalità di realizzazione e funzionamento del Laboratorio di diagnostica al quale aderiva, oltre al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, alla Regione Umbria, al Comune di Spoleto anche il Dipartimento di Chimica dell’Università di Perugia.

Presso il Dipartimento opera in effetti il Gruppo di Ricerca “Studies on Materials for the Conservation of Archaelogical and Art-Historical Artefacts” che possiede alte competenze e esperienza nel campo delle applicazioni scientifiche per lo studio e la conservazione delle opere d’arte e, in particolare, per la diagnostica in situ con strumentazione portatile. Membri del Gruppo di Ricerca hanno coordinato il Progetto europeo Eu-ARTECH e coordinano attualmente il Progetto europeo CHARISMA.
L’atto costitutivo del Laboratorio è stato stipulato il 28 dicembre 2005.

Con Protocollo di Intesa del 22 novembre 2007 il Ministero riconosce il Laboratorio quale Centro di eccellenza per la Diagnostica

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